Villa Savoye - Le Corbusier

Rue de Villiers, Possy, Francia

La villa Savoye situata a Poissy in Francia è una delle opere più celebri di Le Corbusier e fu realizzata tra il 1928 e il 1931. Questo edificio è diventato monumento storico il 16 dicembre 1965. Dopo anni di abbandono la villa è stata restaurata ed è ormai aperta al pubblico.

Il ciclo delle case “puriste” si chiude con la spettacolare casa di vacanza dell’assicuratore Pierre Savoye, denominata “Le ore chiare”. Su un grande terreno boscoso che sovrasta la vallata della Senna, la villa è l’immagine stessa del libero utilizzo dei “cinque punti” formulati nel 1927, cioè i pilotis, il tetto-giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro.

Esteriormente contenuto, il volume poggia sui pilotis sopra un ampio tappeto erboso. L’accesso delle automobili è quanto di più diretto si possa ottenere: vengono infatti parcheggiate tra i pilotis, sotto la casa, e la curva della loro traiettoria conferisce la forma semi-circolare alla vetrata anteriore. Le camere dei domestici e il garage sono nascosti dietro questo ingresso, che sembra ribaltare l’immagine delle hall degli hotel aristocratici parigini. Una volta separata la vetrata, ai visitatori si aprono due accessi: una scala e una rampa, che spiega l’esperienza spaziale propria della casa. Secondo Le Corbusier, la scala “separa” mentre la rampa “unisce”. In particolare, quest’ultima individua un filo che collega l’erba al cielo, attraverso una “passeggiata architettonica” maestosa tra la porta d’entrata, l’appartamento al primo piano e la terrazza-solarium situata sul tetto.

All’interno del prisma a pianta quadrata, l’abitazione dopo lunghi studi, viene organizzata secondo una disposizione a L, che separa in modo netto la zona giorno dalle camere. La sala può essere considerata come la parte coperta di un grande spazio di ricevimento, di cui i due terzi sono rappresentati da un patio che si schiude al paesaggio tramite una finestra a nastro tra interno ed esterno, tanto da sembrare un leggero diaframma. Le tre camere sono servite da corridoi che le separano dal bagno principale. Uno schermo sinuoso, che riflette alcune figure care ai puristi, racchiude lo spazio aperto situato sul tetto.

Oggetto singolare, paragonabile a una macchina grazie ai molti elementi che evocano i ponti e le infrastrutture di una nave, la villa Savoye accoglie anche reminescenze dei giardini sospesi, e soprattutto una disposizione delle camere e dei loro annessi, bagni e stanze di servizio, che ricorda le grandi abitazioni borghesi parigine del XVIII secolo. Agli abitanti dell’edificio l’edonismo è garantito: la grande vetrata del soggiorno infatti è a scomparsa, e crea continuità tra il patio e l’interno. Illuminato perpendicolarmente dal sole, il bagno invita al riposo. Gli esperimenti spaziali di Le Corbusier sono qui indissociabili dall’attenzione rivolta a certe figure della tradizione colta. Tuttavia vengono utilizzati anche i materiali semplici, propri delle case rivestite in gesso dei sobborghi parigini, e componenti come i telai d’acciaio delle finestre dei piccoli edifici industriali. In forte contrasto con il lusso della villa, la loggia del concierge, posta all’entrata, posta all’entrata, illustra le ricerche di Le Corbusier sull’alloggio minimo. L’architetto descrive la villa Savoye come tipo “molto generoso”, nel quale si afferma all’esterno una volontà architettonica e soddisfano all’interno tutte le necessità funzionali. Le Corbusier morirà prima dell’inizio del restauro, studiato a partire dal 1960, che avrebbe profondamente trasformato la villa.