Musée du Quai Branly (1999-2006) - Ateliers Jean Nouvel

Quai Branly 37, Paris (orari: mar/mer/dom 11-19; gio/ven/sab 11-21, chiuso il lunedì)

Il Musée du Quai Branly sorge sulle sponde della Senna, nel cuore dell’area parigina che accoglie i grandi musei. E’ infatti vicino al Louvre e al museo d’Orsay; a qualche minuto dal Centro Georges-Pompidou, e a soli duecento metri dalla Torre Eiffel.

Il museo, voluto dal presidente Jacques Chirac per accogliere opere d’arte primitiva e non occidentale, è aperto al pubblico dal giugno 2006.

Due importanti musei francesi hanno donato parte delle loro collezioni per il Musée du Quai Branly, qui possiamo infatti trovare la Raccolta etnografica del “Musée de l’Homme” e quella del “Musée des Arts d’Afrique et d’Oceanie”.

La struttura occupa una superficie di 40.600 mq, ripartita su quattro edifici:

- il museo vero e proprio, con oltre 10.000 mq di spazi espositivi, un auditorium, sale lettura, un ristorante;

- l’edificio Université, che comprende una libreria, uffici e laboratori;

- l’edificio Branly, che ospita gli uffici amministrativi ed è ricoperto da un “muro vegetale” di circa 800 mq, ideato da Patrick Blanc;

- l’Auvent, con la mediateca e i magazzini.

Curve sinuose, trasparenze, dislivelli e spazi irregolari caratterizzano la nuova sede parigina dell’arte d’oltre oceano. L’originalità delle forme curvilinee funge da richiamo al paesaggio naturale in cui la struttura appare completamente immersa. L’intero complesso si affaccia infatti su un giardino (18.000 mq) concepito da Gilles Clement..



La struttura principale appare come una lunga passerella in mezzo agli alberi del giardino-foresta, sostenuta da piloni di diametro differente. In parte nascosto dalla ricca vegetazione e protetto da una parete di vetro serigrafato, il complesso si scopre agli occhi dei visitatori gradualmente. Oltre alle sale per le esposizioni temporanee e permanenti, nella struttura trovano spazio anche laboratori per le ricerche, una mediateca, un auditorium e sale conferenze. Durante l’estate l’auditorium si apre in mezzo al verde.

Il prolungamento del giardino che circonda il museo si concretizza in uno spettacolare “muro vegetale”: oltre 15mila piante di 150 specie diverse provenienti da Cina, Giappone, America ed Europa ricoprono una facciata di 800 metri quadrati.
Il muro vegetale è il risultato dello studio che Patrick Blanc ha condotto per oltre trent’anni. Due strati di feltro in poliammide sono agganciati su lastre di PVC espanso, dello spessore di 10 mm,

e fissati su un’ossatura metallica che con il muro portante forma un cuscino d’aria che funge da isolante. È su questo feltro che si sviluppano le radici delle piante. Tale sistema non richiede inoltre una complessa manutenzione, dal momento che l’erbaccia non riesce a crescere su superfici verticali.

Vetro, cemento, legno e acciaio i materiali utilizzati. Una solida struttura metallica rappresenta l’ossatura del museo. Per la sua realizzazione sono state utilizzate 3500 tonnellate di acciaio. L’installazione irregolare dei pali di fondazione sui quali poggiano i pavimenti metallici – anch’essi dalla forma non regolare – ha reso particolarmente complessa la realizzazione dell’intelaiatura.

All’interno predominano la luce e la penombra, fondamentali per esaltare la presenza delle opere esposte. Lo spazio espositivo principale è uno spazio continuo articolato su più livelli con mezzanini e gallerie, collegati da rampe. L'allestimento, costruito appositamente per le singole opere, è una macchina teatrale fortemente scenografica. lungo tutto il percorso si snoda un elemento ricoperto in cuoio in cui sono inseriti schermi e attrezzature, utilizzabile come seduta dai visitatori.

L’elemento architettonico predominante è la lunga recinzione in vetro che segue il corso curvilineo della Senna. Il muro di vetro - alto 12 metri e lungo 200 metri - è frutto del lavoro di Eiffel, società specializzata nella produzione di speciali strutture metalliche, come quelle utilizzate per il viadotto di Millau o per la ristrutturazione del Grand Palais.
La scelta del vetro è stata finalizzata a far sparire quanto più possibile la struttura metallica dietro una parete in grado di consentire la massima trasparenza.


Il progettista, distaccandosi dai codici espressivi dell'occidente, ha tentato proprio di calarsi in una dimensione “diversa” per concepire un luogo misterioso ed attraente, carismatico e denso, dove gli oggetti possano rintracciare le coordinate del mondo.