Mercato centrale di San Lorenzo



Il Mercato Centrale di Firenze è situato fra via dell'Ariento, via Sant'Antonino, via Panicale e piazza del Mercato Centrale. Fu uno dei risultati dell'epoca del Risanamento, dal periodo di Firenze Capitale d'Italia alla fine del XIX secolo. Con la crescita della popolazione, e la distruzione del Mercato Vecchio per far spazio a Piazza della Repubblica, il mercato presso la Loggia del Porcellino, non era più sufficiente per la città per questo si progettarono 3 nuovi spazi coperti: quello di San Lorenzo, il Mercato di Sant'Ambrogio e un terzo presso San Frediano, quest'ultimo mai realizzato. Un grande evento storico e urbanistico stà alle origini del Mercato Centrale di San Lorenzo: il trasferimento da Torino a Firenze della capitale del Regno d'Italia, costituitosi in forma unitaria nel 1860. Per accogliere degnamente il Governo e le sue Istituzioni, che avrebbero soggiornato in riva d'Arno dal 1865 al 1870, Firenze affronta un 'restyling' del centro storico come mai se ne erano visti in una città avvezza più a sovrammettere il nuovo che a eliminare il vecchio. Il centro storico, di impianto largamente medievale, viene 'rivisto' spostando interi edifici, allargando strade, costruendo palazzoni in stile sabaudo, sventrando - letteralmente - il cuore più antico, quello romano (oggi piazza della Repubblica), dove sulle rovine del Foro erano nati nel corso dei secoli il Mercato Vecchio e, intorno a lui, il quartiere ebraico. La mole dei reperti archeologici venuti alla luce e la voglia di conservare le testimonianze del passato portò alla creazione di un apposito museo, intitolato a Firenze com'era". Artefice della trasformazione - che innescò roventi e in parte giuste polemiche - fu l'architetto e urbanista Giuseppe Poggi, cui si devono anche l'abbattimento delle mura dantesche (sostituite dai viali di Circonvallazione), la reazione dei Lungarni e quella del viale dei Colli, con la straordinaria ideazione scenografica del piazzale Michelangelo. Firenze assumeva così l'aspetto odierno e si ispirava chiaramente alle grandi capitali europee, Parigi in testa. Il Mercato Nuovo (o della Paglia, sotto la Loggia del Porcellino) era insufficiente, si decise di crearne tre al posto di uno, approfittando dell'occasione per 'risanare' alcuni vecchi quartieri chiamati a Firenze "Camaldoli". Il mercato più grande sarebbe sorto in San Lorenzo, il Mercato delle erbe in Sant'Ambrogio e un altro ancora, demolito ai primi del '900, in San Frediano. L'idea era giusta ma in San Lorenzo lo spazio non c'era. Fu quindi necessario creare una vasta area nel dedalo di strette viuzze che erano sorte fuori della prima cerchia muraria romana e poi fra la prima e la seconda cerchia medievale. L'area su cui sorge il Mercato Centrale, abbiamo accennato, era occupata fino al 1870 dai "Camaldoli di San Lorenzo", quartieri antichissimi ma malsani ubicati nel quadrilatero tra via dell'Ariento, via Panicale, via Chiara e via Sant'Antonino. Anche qui, per decisione di un'apposita commissione nominata nel 1869, si lavorò di piccone, abbattendo una schiera di case per ciascuna strada, in modo che fra le quattro schiere superstiti si aprisse un'ampia piazza destinata ad ospitare il mercato al coperto, una specie di grande capannone costruito con i materiali più innovativi dell'epoca: ghisa, ferro e vetro. Per realizzare questa struttura di destinazione in fondo popolare, Firenze si prese la soddisfazione di ingaggiare Giuseppe Mengoni, lo stesso architetto che aveva progettato poco prima la passeggiata snob dei milanesi, la Galleria Vittorio Emanuele II. Il risultato fu notevole. Mengoni seppe infatti integrare perfettamente il nuovo con l'antico, unendo una parte esterna quasi classica con strutture interne quasi liberty. Un'eco rinascimentale che accompagna senza scosse l'occhio del passante dalla strada fino alla sommità del capannone, dove invece trionfano il colore rosso e i materiali del nuovo secolo. I lavori iniziarono nel 1870 e si conclusero nel 1874 con un altro evento: l'Esposizione Internazionale d'Orticoltura ospitata nel nuovo edificio. Il mercato vero e proprio sarebbe entrato in funzione solo due anni dopo. Se l'edificio del Mengoni ha vuto un imperituro successo, anche la ridefinizione del quartiere non sollevò troppe critiche, al contrario di quanto avvenuto per piazza della Repubblica. Nessuno rimpianse le schiere di casupole abbattute, mentre le quinte superstiti di via Sant'Antonino e via Panicale venivano nobilitate dall'inserimento di portici intonati all'architettura del Mengoni e anch'essi occupati da negozi e banchi vendita. Sul retro, dalla parte di via Guelfa, l'abbattimento della schiera meridionale di via Chiara aveva poi prodotto uno spiazzo ampio, che prese il nome di piazza del Mercato Centrale. Tutt'intorno, un susseguirsi di negozi e bancarelle senza soluzione di continuità fa di quest'area un grande mercato naturale che offre merci di ogni tipo, mentre le tradizionali botteghe dei vinai, i carretti dei 'trippai' e le osterie dai prezzi modici permettono a chiunque di gustare antichi sapori fiorentini seduti in una delle piazze più vivaci e pittoresche della città.Ultimamente, il Quartiere si è anche distinto per aver ospitato nella Piazza del Mercato e nelle strade adiacenti alcune serate di poesia all'aperto, spettacoli di artisti di strada e la tradizionale Festa della Rificolona di settembre, con street band e musicisti sui trampoli, spettacoli per bambini e animatori in grado di realizzare sculture di palloncini da regalare ai più piccoli.